Emita Frigato ha iniziato la sua carriera come assistente scenografa al fianco di Giuseppe Mangano nel film “I fichissimi” (1981). Poi, ha collaborato con lo scenografo Paolo Biagetti in vari film di Giuseppe Bertolucci e di Giulio Questi. Nel 2011, è stata insignita del David di Donatello come miglior scenografa per il film “Noi credevamo” di Mario Martone. Negli anni ‘80 ha lavorato a stretto contatto con Paolo Biagetti su pellicole come “Miranda,” “Capriccio,” “I cammelli,” “Strana la vita” e “Non aprire all’uomo nero.”
Negli European Film Awards 2023, Tara Karajica parla con Emita Frigato della sua fiorente carriera, della sua collaborazione con Alice Rohrwacher, del prestigioso riconoscimento “European Production Design” per il suo lavoro su “La chimera” di Rohrwacher, e della posizione delle donne nell’attuale panorama cinematografico.
Com’è diventata scenografa?
Emita Frigato: Ho iniziato il mio percorso nel mondo della scenografia molti anni fa, dopo aver completato gli studi al liceo artistico e all’Accademia. Il mio ingresso è avvenuto grazie a mio padre, un addestratore di animali per il cinema, che mi ha introdotto nel mondo del cinema attraverso un film di Sergio Citti chiamato Due pezzi di pane. Questa è stata la mia prima esperienza come apprendista scenografa, in cui ero completamente ignara di tutto. Da lì ho proseguito, dopo di aver’incontrato uno scenografo molto bravo chiamato Luciano Ricceri che mi ha aperto le porte verso una cooperativa di scenografi e costumisti. Ho trascorso molti anni come assistente volontaria, lavorando con professionisti importanti come Luciano Ricceri, Beppe Mangano e Paolo Biagetti. È stato proprio sul set di un film di Giuseppe Bertolucci che Paolo Biagetti ha dovuto lasciar’ improvvisamente per un altro progetto, ed è stato allora Giuseppe chi mi ha chiesto di prendere il suo posto come scenografa. Quindi, quello è stato il mio primo film come scenografa.
Può parlare del suo incontro con Alice Rohrwacher, del suo lavoro con lei in generale e su La chimera?
E.F.: Il nostro rapporto professionale dura da diversi anni ormai. Ci siamo conosciute lavorando su Le meraviglie; da lì non ci siamo mai lasciate, insomma. E subito dopo abbiamo fatto Lazzaro felice e adesso La chimera. Il nostro lavoro è intenso e ricco di preparazione che condividiamo nella scelta dei luoghi e ci unisce lo sguardo, perché i luoghi ci devono parlare un po. E questa è una cosa che io ho da sempre e che Alice ha proprio anche lei. Quindi, ci siamo incontrate e trovate in questo sguardo che è molto molto simile. E poi, è tutto molto organico perché è sempre un po un salto nel vuoto, fatto di incontri, di progressi continui, è un processo fluido e in continua evoluzione.
Qual’è la sua rilazione coi premi?
E.F.: Ricevere il David di Donatello è stato un onore, anche se è avvenuto alcuni anni fa. Questo riconoscimento attuale è stato una grande sorpresa e lo sto vivendo anche abbastanza emozionata.
Come vede la situazione attuale delle donne nel cinema? Quali sono le sue registi femminili preferite?
E.F.: Trovo che le donne siano bravissime. Adoro Alice e per me è un genio. Ma adoro anche Emma Dante, ad esempio. Penso che il cinema femminile abbia ottenuto grandi successi, nonostante le sfide ancora presenti nel settore, che rimane prevalentemente maschile. Tuttavia, il talento e il successo di cineaste come Alice e Emma dimostrano che le donne hanno molto da offrire e stanno conquistando sempre più spazio.
Quali sono i suoi prossimi progetti?
E.F.: Probabilmente, l’anno prossimo farò un film di Salvatore Mereu.
Photo: Cortesia della European Film Academy.
Quest’intervista fu fatta durante gli EFAs 2023.